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Fulvio Croce

Il 6 giugno del 1901 nasceva in un piccolissimo comune della provincia
di Torino l’avvocato Fulvio Croce

Di seguito una mia “storia” scritta qualche anno fa che credo meriti
sempre di essere ricordata.

Un uomo anziano, con radi capelli bianchi, sale lentamente i gradini
dell’ingresso del proprio ufficio. E’ minuto, vestito modestamente e per
camminare si appoggia ad un esile bastone da passeggio. Nel suo pacato
portamento, però, si nota una notevole sicurezza, una velata fierezza
dello sguardo: è l’atteggiamento dell’Uomo che sa di aver fatto la
scelta giusta e di aver compiuto il proprio dovere.

Poche ore prima, in mezzo allo stupore generale, quel compassato e
distinto professionista di una certa età ha deciso di mettere la propria
vita, gli anni sereni che gli rimangono, nelle mani degli Italiani.

Ha deciso di aiutare, con tutte le proprie forze, alcune persone che lo
disprezzano, che lo hanno minacciato apertamente di morte, che lo odiano
e non lo vogliono neppure vedere.

Quelle persone sono dei terroristi, dei barbari assassini, chiamati a
rispondere dei loro crimini dinnanzi ad un Tribunale della Repubblica:
la Corte d’Assise di Torino.

Ma i barbari hanno deciso di impedire il loro processo e bloccare la
macchina della Giustizia, utilizzando lo strumento più semplice:
rifiutano l’assistenza dell’avvocato.

Senza difensore, il processo non si può celebrare.

Renato Curcio ed i suoi scherani lo sanno perfettamente, e così
minacciano di morte gli avvocati d’ufficio che sono stati loro assegnati.

Niente difensori, niente giudizio.

Siamo nel 1977 ed a Torino si sta celebrando il primo processo al nucleo
storico delle Brigate Rosse.

L’Italia non immagina neppure cosa le riserva il futuro prossimo, quanti
lutti questi tristi figuri la costringeranno a sopportare.

Nel frattempo, l’attacco al cuore dello Stato è iniziato e gli artefici
di questa violenta e sanguinaria aggressione hanno deciso di sfidare
l’ordine democratico: vogliono fermare la giustizia.

Tra poco inizieranno a sparare ai giudici, ai carabinieri, ai giornalisti…

Intanto, provano a paralizzare il processo: non si trovano neppure i
giudici popolari per completare il Collegio giudicante.

Come si può fare?

Lo Stato democratico si deve arrendere ai suoi violentatori?

Allora quell’uomo anziano, lasciando senza parole l’Italia Intera, si
alza lentamente dal fondo dell’aula, appoggiato al suo fido bastone, e
dice: “Sono pronto”.

E’ il Presidende dell’Ordine degli Avvocati di Torino.

E’ un civilista, ormai prossimo alla pensione.

Da tempo non frequenta più le aule dove si celebrano i processi penali.

Potrebbe far finta di nulla, distogliere lo sguardo…

Ma quell’uomo ha fatto un giuramento ed ha deciso che non può guardare
da un’altra parte.

E così decide di assumere la difesa degli assassini, che continuano a
minacciarlo, a sputarli addosso, ad urlargli dalle gabbie: “Sappiamo
dove abiti!”.

E’ il 28 aprile 1977.

Quell’uomo si chiama Fulvio Croce.

Alle 15.00, puntuale come da ormai cinquant’anni, sta per entrare nel
suo studio in Via Perrone, a Torino, assorto nei suoi pensieri, e non
vede i vigliacchi che si nascondono nella penombra dell’androne.

Non sente il rumore secco del percussore che scatta.

Dall’oscurità una voce crudele lo chiama: “Avvocato!”.

Fulvio Croce si gira.

Per l’ultima volta…

Perché l’esempio dell’avvocato Fulvio Croce, assassinato il 27 aprile
1977 da vigliacca mano terrorista, non sia dimenticato.

Perché il giuramento che abbiamo fatto, di difendere sempre la
Giustizia, l’Italia democratica ed i principi immortali su cui si fonda
lo stato di diritto, non sia vano.

Perché possiamo ricordare sempre che il nostro non è un semplice
mestiere, ma la missione cui furono chiamati Marco Tullio Cicerone,
Piero Calamandrei, Fulvio Croce e molti altri, che la portarono a
termine con lealtà, onestà e probità.

Perché siamo sempre fieri ed orgogliosi di voltarci a fronte alta verso
chi ci chiama: “Avvocato!”.